🎬 Intro: un esperimento narrativo, musicale e cinematografico
Ciao,
questa newsletter sarà diversa.
Qui, di solito, parliamo di musica, cinema e immaginazione. Stavolta, ho deciso di metterli insieme in un racconto a puntate.
Ogni episodio sarà una storia da leggere come se fosse un film, con dei brani consigliati da ascoltare mentre si legge.
Un racconto psicologico e onirico, un viaggio attraverso il delirio, la stanchezza, la città e noi stessi. Un esperimento narrativo che spero ti porti altrove per qualche minuto.
Magari, da questo racconto nascerà qualcosa di più: una colonna sonora, o persino un video.
Nel frattempo, iniziamo.
Potete ascoltare la musica associata ai diversi momenti di lettura, per intero, su una playlist dedicata su Spotify: Inseguito da un killer
“La sveglia! Da quanto tempo sta suonando?
Devo alzarmi, altrimenti non faccio in tempo a fare colazione, leggere, vestirmi e andare a lavoro.
Sono giorni che dormo male. Questa spalla mi sta uccidendo, e pure il collo non mi dà pace.
Mi ha detto che è una cervicobrachialgia. Ma che cazzo è una cervicobrachialgia?
Oh, sta risuonando la sveglia. Adesso mi alzo, sì.
L’unico vantaggio del dormire poco e male è che, nelle ultime notti, riesco a prepararmi il caffè prima di andare a letto e averlo già pronto, caldo, quando mi sveglio.
Devo baciare per terra Tiziana, che mi ha regalato la macchina per il caffè americano.
L’odore c’è. Bene. Vuol dire che oggi non si è bloccata come ieri.
A proposito, ieri che mi sono mangiato?
Vabbè, ma ho voglia di dolce. Mangio dei biscotti.
Uh?
Di nuovo quella sensazione di freddo e di pieno intorno a me.
Mi sento osservato.
Qualcuno mi guarda?
Ma che dici?
Ma ti rendi conto che stavi pensando di essere osservato… ma poi da chi?
Non sei nessuno.
Sei un buono a nulla.
Ma chi vuoi che ti osservi?
E per fare cosa, poi?
Ah, scotta.
Mi ci mangio dei biscotti, così nel frattempo si fredda.
Vediamo se il mondo è ancora in piedi, va.
Allora:
• I russi prendono ancora tempo perché vogliono trasformare l’invasione in una guerra di logoramento.
• L’Italia è convinta che si possa risolvere tutto chiedendo più soldi a chi non si sa e mandando via gli immigrati. — Check.
• È morto un giornalista, e immagino che oggi tutti diranno cose belle su di lui.
• Ah, e c’è ancora quel serial killer di cui parlano da mesi. Bello strano, lui.
Ora è più bevibile.
Buono. Non si è bruciato.
Devo andare in bagno.
Mi leggo il resto mentre cago, così poi mi vesto ed esco.
Ho già perso 40 minuti.
Ma come cazzo si fa, ogni volta?
Perché sono su Instagram?
Ormai non me ne accorgo nemmeno più.
Mi ci trovo dentro e basta.
Uh, ma di chi è quel culo?
Dai, per favore. Continua a leggere.
Almeno leggiti un’altra newsletter, ne hai ancora cento da spuntare.
Dovrei cancellare qualche abbonamento, in effetti.
Me lo segno sul calendario del lavoro e lo faccio più tardi.
Ah, non ho preso le mutande e la maglietta.
Allora allora allora…
Metto quella rossa, che è un po’ che non la metto.
Bene.
Devo ricordarmi il pranzo e la borraccia.
Ieri ho lasciato tutto qui e sono dovuto andare al supermercato per quel panino di merda.
E mi ha pure messo il bruciore all’osso di pomodoro.
Soldi buttati. Tempo buttato.
“Sei tu che ti devi buttare.”
“Cosa?”
Il poco sonno, il poco sonno.
Ieri su Instagram leggevo che dormire poco fa male.
Porta allucinazioni, o emicrania… oppure sterilità?
Oddio, non me lo ricordo.
Sarà comunque il poco sonno.
Chiavi della macchina.
Chiavi di casa.
Zaino.
Che palle.
Ho dimenticato il portapranzo.
Sempre quando arrivo in macchina. Dio santo.
Eccolo.
Uh, pure il portafoglio.
Meno male che sono risalito.
Madonna, se mi sto rompendo il cazzo oggi.
Non c’è nulla da fare.
Quello che dovevo fare l’ho fatto, e il resto non mi va di anticiparlo.
Lo faccio per il me del futuro, sennò poi avrà meno da fare.
“Inutile.”
“Che mi ha detto Luca? Perché inutile?”
Scusa, ma stavi parlando con me?
No zio, stavo sentendo un podcast, figurati. Ero zitto!
Perché?
No no, nulla.
Da quando ho lavato le cuffie fanno dei rumori strani.
Non credo funzionino più bene.
“A me sembra che Luca abbia parlato. Bah.”
Caffè.
Mi vado a prendere un decaffeinato così quello con la caffeina lo prendo dopo pranzo.
È finito il deca.
Fuuuuuck.
Va bene, me lo faccio normale.
Va bene va bene va bene.
Ma che devo riandare al bagno?
Uh, Andrea!
“Pronto Andre, che dici? Com’è?
Sì, sì, sì, è tutto pronto, anzi aspettavo un tuo via per procedere.
Fico, va bene allora invio tutto e vediamo che ci dicono.
Io non credo che ci sia molta speranza, ma vediamo.
Sì, sì, ti aggiorno. A presto.”
Meglio che me ne torni in ufficio.
Oggi viene Leo, almeno mi ci riesco a fare due chiacchiere.
Oggi c’è una giornata magnifica, per essere fine febbraio.
Pazzesca.
Se non facesse così freddo, potrebbe essere agosto.
Mh… di nuovo quella sensazione di vuoto e di pieno insieme.
Sento degli occhi sulla pelle. Sul collo. Fino in gola.
Da quassù non vedo bene, ma… quell’uomo?
Sta fermo lì a guardarmi?
Uh?
“Leo, ciao!”
“Come stai? Qualcosa fuori dalla finestra ti ha rapito?”
“Cosa? No no, la giornata mi ha distratto. Che mi racconti? Come stai?”
“Non male, direi. Sono preoccupato perché l’ultima riunione non è andata come speravo e… oh ma mi stai ascoltando?”
“Come? Sì sì io…”
“Vabbè, forse sei più distratto di quanto dici di essere. Torno in ufficio che devo finire delle cose.”
“Ma è ancora lì?”
“Non ti ho mai mollato.”
“Cosa?”
Me ne devo andare.
Devo fare quattro passi.
Sono stanco. Distratto. Dormo poco.
Camminare credo mi stia facendo bene.
Mi è anche tornata la fame.
Di solito, all’angolo c’è sempre quel signore che fa i panini.
Mi fermerò da lui.
“Ciao, salve. Le posso chiedere un panino con salsiccia e senape?”
“Certo, sono sei.”
“A te!”
Buono.
Non me l’aspettavo.
Poi seduto qui, sulla panchina, è anche meglio.
Oltretutto, mi godo le persone che passano.
Mi piace fare human watching.
Aspetta. Ma quello è…?
Non è possibile che sia di nuovo lui.
È… dietro di me?
Riflesso nel vetro, o dentro al negozio?
Non riesco a capirlo!
“Dov’è finito?”
“Oh ma dove è andato? Era qui. L’ho visto. Era qui.”
Lo chiedo al tizio del panino?
Macché.
Poi come glielo spiego?
Cazzo.
Era lì.
È entrato nel parco?
Voglio vedere.
Ma non voglio vedere.
Odio questa sensazione!
Ogni film thriller o horror ti insegna ad andare nella direzione opposta.
E io che faccio? Lo voglio pure seguire?
Forse è andato di qua.
Vicino al boschetto, forse.
Ma no no no.
Non lo posso inseguire.
Che mi sta succedendo?
È una cosa che non avrei mai fatto.
Grazie per avermi letto, ci vediamo alla prossima puntata!